1997 Fashion Big Bang: la retrospettiva del Palais Galliera
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Se per alcuni il 1997 fa eco alla pubblicazione del primo volume di Harry Potter, o ai primi esperimenti di clonazione, in moda, quell’anno ha segnato una netta transizione. Un’entrata in una nuova era, che Vogue Paris ha nominato «il Big Bang». Per la sua nuova esposizione, 1997 Fashion Big Bang, il Palais Galliera ci riporta indietro a un momento che ha tanto interrogato la società quanto l’industria tessile. Ritorno sul trionfo dei grandi creatori, l’esplorazione dei corpi e il gusto dello spettacolo.
1997 Fashion Big Bang, il viaggio nel tempo del Palais Galliera
Denominato nel 1997 Museo della moda della città di Parigi, il luogo non poteva quindi essere scelto meglio per farci rivivere quest’anno dagli echi di laboratorio creativo. Attraverso un percorso circolare, dove come la lancetta di un orologio, viaggiamo nel tempo, dal 1996 al 1998, assistiamo ai cambiamenti e alle influenze che hanno nutrito il Fashion Big Bang che fu il 1997. 38 date principali del periodo segnano la nostra visita, tra pezzi di alta moda, estratti di sfilate, riviste, stampe fotografiche o altri oggetti che ricordano questo periodo.
Interrogando i codici della moda esistenti, legando diverse discipline artistiche e ponendo uno sguardo sui temi sociali, quell’anno è stato un momento chiave nell’industria della moda, ma anche in tutta la pop culture. Una playlist Spotify, immersa nell’identità del 1997, e composta da Michel Gaubert, illustratore sonoro delle più grandi sfilate degli anni ’90, ci viene inoltre proposta per un’immersione totale.
In che modo il Fashion Big Bang risuona con il contesto del 1997?
Lancio della serie televisiva Pokémon, uscita del primo album dei Daft Punk, creazione di Netflix, inaugurazione del Museo della Moda e del Tessile agli Arts Décoratifs, prima vittoria di una macchina sul cervello umano, prima esperienza di metaverso in Francia, concepimento del primo iMac, riconsegna di Hong Kong alla Repubblica Popolare Cinese, primo clonaggio, sviluppo della chirurgia estetica…
Se l’anno 1997 è stato così decisivo in termini di moda, ciò corrisponde ai diversi eventi culturali, politici e tecnologici che hanno segnato il contesto di quell’anno.
Quali erano le questioni della società nel 1997?
Il Fashion Big Bang è emerso in un momento di interrogazione per la società, sia sulla visione della vita e la sua filosofia, la sessualità, il rapporto con il corpo e l’idea della sua versione ideale, la messa in discussione degli standard di bellezza stabiliti dall’Antichità, la scoperta della figura androgina…
Queste questioni hanno nutrito le collezioni dei creatori presentate alle sfilate del 1997, rendendole rilevanti e impattose per i costumi dell’epoca in cerca di cambiamento. Inoltre, tematiche proprie dell’industria della moda sono venute ad arricchire le riflessioni artistiche, e ad aprire le discussioni, come l’estetica Heroine Chic, presente nelle sfilate, o le foto come quelle di David Sorrenti.
Vivendo attualmente in un periodo di transizione, è interessante scoprire come il Fashion Big Bang interrogasse già questi temi all’epoca.
Come questo Fashion Big Bang ha riunito diversi universi artistici?
Tra moda, musica, danza, cinema, fotografia, commercio, web… Il Fashion Big Bang del 1997 si è ripercosso in diversi ambiti artistici, al fine di ripensare i codici e unire le forze di ogni disciplina per concepire pezzi che segnassero un’epoca.
I fotografi di moda hanno ripensato la loro visione, aggiungendo una dimensione cinematografica, come Philip-lorca diCorcia. Alber Elbaz ha invece ripensato le curve fotografando i modelli tramite uno scanner, ottenendo una visibilità che lo ha lanciato nell’ambiente. David Chappele ha messo in luce l’opulenza delle creazioni di Christian Lacroix, finalmente in accordo con la nuova visione della moda e il fasto che ne deriva.
La musica ha dato luogo a collaborazioni artistiche, come Walter Van Beirendonck, che ha creato un costume di scena per il cantante degli U2, Bono, interrogando la nozione di virilità. Ann Demeulemeester si è, lei, ispirata a Patty Smith e alla questione dell’androginia nella sua collezione primavera-estate 1997 in omaggio alla cantante. L’artista Bjork, da parte sua, ha chiamato Alexander McQueen per concepire un kimono e accessori multiculturali indossati sulla copertina del suo album Homogenic.
La danza ha anche unito le influenze dell’epoca, con Merce Cunningham che integra nella sua composizione contemporanea le creazioni di Rei Kawakubo, proponendo una nuova visione delle silhouette.
La moda e il 7° arte hanno anche dato luogo a creazioni celebrate, come i costumi del quinto elemento di Luc Besson, disegnati da Jean-Paul Gaultier e che gli hanno valso una nomination ai César del 1998.
La creazione si è addirittura immischiata nel sacro, come è stato il caso di Jean-Charles de Castelbajac che ha disegnato le tenute di Giovanni Paolo II e di 5500 officianti, per le Giornate mondiali della gioventù del 1997.
Perché il 1997 è stato denominato Fashion Big Bang?
Sconvolgendo i codici esistenti, l’anno 1997 è visto come quello che ha rilanciato l’industria che iniziava ad apparire morente per molti, e iniziava a declinare con il numero di case costantemente rivisto al ribasso nel corso degli anni.
Qual era la moda prima e dopo il Fashion Big Bang?
Confinata per anni a un minimalismo dalle linee e tagli perfetti, i creatori si sono concessi più libertà nel 1997. Già dal 1996, le collezioni primavera-estate 1997 annunciavano visioni viste come radicali e complementari che hanno creato l’evento, e annunciano l’ingresso nella moda del XXI secolo.
Il Fashion Big Bang si è operato attraverso un’esuberanza di tessuti, silhouette e colori. La preponderanza è la parola d’ordine che dirige le collezioni, cullate da uno spirito di spettacolo che rompe con il classicismo caratteristico degli ultimi anni.
Le collezioni dei creatori vengono a ripensare i tagli e le silhouette, invariati da anni, con una visione del corpo trasformato nella collezione Rich White Women di Jeremy Scott, o dei materiali ripensati, come Martin Margiela che usa lo stockman non più come supporto, ma come pezzo di alta moda.
La moda del 1997 fa cenno alle creazioni passate, tra omaggio e nostalgia. Si riprende un tweed in omaggio a Gabrielle Chanel, delle baschine in richiamo al tailleur bar di Christian Dior. Il lavoro classico dei materiali prende un’altra svolta, con sperimentazioni nei drappeggi, nei tagli, nell’accessorizzazione dei pezzi. Le ispirazioni prendono radice nella mitologia e nella Grecia antica per confezionare silhouette bestiali uscite dai meandri, come Alexander McQueen ha fatto per la sua prima collezione da Givenchy. Thierry Mugler esplora invece questo lato animale con la sua mitica collezione Gli insetti, trasformando le silhouette in creature semi-umane, semi-animali.
Quali sono i creatori che hanno segnato il 1997?
Se l’anno 1997 si presenta come un anno di cambiamento, denominato Fashion Big Bang, ciò si spiega anche per il contesto che lasciava presagire una tensione sull’ambiente, con la partenza di Gian Franco Ferre dalla Maison Dior. A immagine di John Galliano che si è trovato alla direzione artistica di Dior, e ha presentato la sua prima collezione acclamata, che lo ha lanciato per 14 anni da Dior, altri creatori si sono anche issati alla guida di grandi case, presentando le loro prime collezioni haute couture. A immagine di Alexander McQueen da Givenchy, Marc Jacob da Louis Vuitton, Jean-Paul Gaultier e Thierry Mugler sotto i loro stessi marchi.
Il periodo segna anche il successo dei creatori Britannici, con l’arrivo da Chloé di Stella McCartney, che in seguito reindirizzerà il marchio verso una concezione vegan.
Quali sono i pezzi che riflettono quest’anno di transizione?
Il Fashion Big Bang del 1997, si riflette tanto nei pezzi stessi, quanto nel rapporto che ne hanno avuto i consumatori. Da una parte, le creazioni dei couturier hanno sottolineato le questioni e le visioni dell’epoca, come Tom Ford da Gucci con il suo G-String, sottolineando i desideri di edonismo, e creando un pezzo gender-fluid.
Inoltre, abbiamo assistito all’emergere di una nuova visione della moda, più esclusiva, con una nozione di rarità, in eco all’apertura del concept store Colette a Parigi, un luogo ibrido dove si potevano trovare pezzi introvabili altrove. La nozione di hit piece è nata anche in questo periodo, dando un nuovo slancio a certe creazioni.
La sfilata ripensata
Il Fashion Big Bang del 1997 ha anche dato una nuova visione alle sfilate. Da una parte, con un nuovo calendario, facendo di New York la prima città a sfilare. Anche i codici dei modelli sono stati rivisti, con alcuni creator