
Frankenstein, rivisitato da Guillermo del Toro
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A pochi giorni dalla sua uscita su Netflix, (il 7 novembre), vi propongo oggi un primo tuffo nell’universo ipnotico di Frankenstein di Guillermo del Toro. Adattato dall’opera di Mary Shelley, il racconto gotico si svela qui attraverso uno sguardo personale e incantevole. Avendo avuto la fortuna di scoprire il film sul grande schermo durante il London Film Festival, mi sono anche recata alla mostra Frankenstein, Creating a Tale Eternal all’Old Selfridges Hotel di Londra, per scoprirne tutti i segreti di fabbricazione. Tra costumi vittoriani, concezione della creatura e collaborazione straordinaria con Tiffany & Co, vi condivido qui la magia che si sprigiona da questa rivisitazione.
Frankenstein, visto da Guillermo del Toro
Grande ammiratrice del lavoro del regista messicano, il Frankenstein di Guillermo del Toro era uno dei film che attendevo di più negli ultimi anni. E il risultato si è rivelato oltre le mie aspettative!

Questa nuova adattamento del romanzo di Mary Shelley si propone qui molto personale. L’autrice, avendo scritto il suo romanzo sotto un’ottica autobiografica, ha ispirato il regista a fare lo stesso, includendo tematiche a lui care che ha già potuto esplorare in passato (religione, figura paterna, le nozioni di perdita, solitudine, amore…).
Sognando questa adattamento da molti anni, ci svela qui una versione incantevole e unica del racconto, mescolando il gotico a influenze di telenovelas. Il tutto, ancorato in un contesto tra i più sbalorditivi e guidato da un cast brillante, che unisce forza ed emozione.
Ritroviamo gli elementi propri della creatività di Guillermo del Toro. In particolare, la sua volontà di lavorare con set reali (tra cui la costruzione di una nave, il laboratorio…) e di utilizzare effetti pratici (marionette, protesi e trucco per la creatura…). Le sue intenzioni conferiscono al film quella anima così singolare e autentica, che si avvolge delle musiche di Alexandre Desplat (La Forma dell’acqua, Pinocchio).


La narrazione attraverso i costumi
Come menzionato in un’intervista concessa a Collider, i colori giocano un ruolo essenziale nella narrazione di Frankenstein. Che sia attraverso gli elementi di scenografia, l’illuminazione o i costumi, essi rafforzano la struttura del film e la presenza dei personaggi.
Si svolgendo in due epoche, la prima negli anni 1830 (gioventù di Victor), poi negli anni 1850 (presente di Victor), il film si radica nell’epoca vittoriana e nel contesto della guerra di Crimea.
Per concepire i costumi, Kate Hawley si è così ispirata al contesto del film, ma anche ai propri sentimenti derivanti dalla rilettura di Frankenstein (melanconia, solitudine, disintegrazione della natura…), alla lettura della sceneggiatura (grande carico emotivo), così come al desiderio di colori espresso da Guillermo del Toro + il contesto gotico del film da rispettare.
Familiarizzata con gli abiti del 19° secolo, la costumista ha comunque cercato di andare oltre. Specificamente abbracciando una visione dell’epoca vittoriana di cui poche persone sono a conoscenza: l’attrazione per i colori.

Di conseguenza, il rosso, il blu, il verde e il giallo sono presenti in modo saturo nei costumi. Sono utilizzati in particolare attraverso motivi che richiamano la natura (motivi minerali – malachite per Elizabeth) o su fini veli, apportando un lato fantastico a alcuni personaggi.
Una collaborazione storica con Tiffany & Co
Per completare gli abiti, il regista e la costumista hanno potuto contare su il supporto di Tiffany & Co. Una collaborazione storica, da un lato, perché la maison di gioielleria è la prima a unirsi a una produzione Netflix. Ma anche, perché il lavoro di ricerca e confezione ha portato il team a immergersi nel passato e negli archivi del gioielliere.
Guillermo del Toro e Kate Hawley hanno così potuto dare vita alle loro idee grazie ai consigli e al sapere di Christopher Young (responsabile degli archivi e del design – Vice President & Direttore Creativo di Tiffany & Co) accompagnato dal maestro incisore, dall’artigiano orafo, dal team di acquisizione delle pietre e cristalli, così come dall’atelier di innovazione della maison (tutti caduti sotto il fascino delle loro idee).
Molto rapidamente, tematiche comuni si sono delineate tra l’opera di Mary Shelley, l’adattamento del regista e l’eredità di Tiffany & Co. In particolare, una fascinazione per la natura, gli insetti, la metamorfosi e l’amore.
Tra i più di 6000 oggetti e documenti presenti negli archivi, sono stati i lavori di Louis Comfort Tiffany (figlio del fondatore) e dei suoi collaboratori, Julia Munson (artista emaillatrice) e Meta Overbeck (designer capo), a risuonare con i desideri di Kate Hawley e Guillermo del Toro. E più precisamente, un ciondolo a forma di scarabeo in vetro, che si è presentato come un’evidenza per il personaggio di Elizabeth (appassionata di insetti).
Quest’ultimo ha così ispirato la creazione di un crocifisso, associando una croce della maison, in corniola rossa, a questo insetto, soffiato in vetro di Favril. Questo pezzo, unico e ricco di simbolismo (rinascita), illustra la fede e la spiritualità del personaggio, apportando al contempo un dettaglio significativo agli abiti.
La maison ha anche prestato il suo “Scarab necklace”, il prestigioso “The Wade Family Necklace”, così come un anello che rivela una tourmalina verde circondata da una vite d’oro.
Frankenstein: Crafting a Tale Eternal, la mostra che celebra il lavoro di squadra
Per scoprire i retroscena della produzione del Frankenstein di Guillermo del Toro, Selfridges ha creato una mostra eccezionale a Londra, in collaborazione con Netflix. Presentata in parallelo al London Film Festival, l’installazione (che termina il 9/11) offre un’esperienza unica nell’universo del film.
Tra elementi di scenografia, costumi, accessori, pupazzi, schizzi, foto di set, reportage, ma anche numerosi testimonianze di Guillermo del Toro e dei capi dipartimento… La visita è affascinante e riflette quanto questo film si basi sul lavoro di un grande team di appassionati. E questo scalda il cuore!
Appuntamento il 7 novembre su Netflix per scoprire il film – che, sfortunatamente, ha potuto avere solo poche proiezioni in sala :(
Foto: © Netflix