Esposizione Azzedine Alaïa e Arthur Elgort: la moda liberata
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Mentre uno si sognava scultore e l’altro disegnatore, la mostra Azzedine Alaïa, Arthur Elgort. In Libertà. ci fa riscoprire il lavoro del stilista attraverso l’occhio del fotografo newyorkese. Ritorno su una visione comune di una moda liberata e indossata da una donna indipendente.
Chi è Azzedine Alaïa?
Nato in una famiglia di agricoltori a Tunisi nel 1935, Azzedine Alaïa è sempre stato ispirato dall’arte, dalla moda, dal cinema e da tutte le persone che ha incontrato lungo il suo cammino. Questi universi e incontri creativi hanno plasmato tanto l’uomo quanto l’artista che è diventato.
Destinandosi inizialmente alla scultura presso le belle arti di Tunisi, devia il suo percorso verso la moda rendendosi conto di poter diventare solo uno scultore di secondo piano. Azzedine Alaïa, che imparava a cucire accanto a sua sorella per finanziare i suoi studi, è gradualmente stato notato, tanto da essere richiesto per la creazione di pezzi su misura per una clientela privata.
La fine degli anni ’50 segna il suo arrivo a Parigi e l’inizio di molti incontri che gli hanno permesso di affinare la sua tecnica, il suo stile e soprattutto la sua clientela. Integrando da un lato la maison di Guy Laroche, diventa anche stilista di camera per donne di alto rango, tra cui la famiglia Rothschild, ricevendo parallelamente commissioni da case e stilisti come Christiane Bailly.
Una vita di incontri
Nel corso degli anni, il stilista ha costruito una rete che lo ha incluso nel mondo dell’arte e della moda, fonte principale della sua ispirazione. Orson Welles, Jean Cocteau, Miro, Bernard Zehrfuss, Louise de Vilmorin, Lison Bonfils… Tra cineasti, pittori, architetti, scrittori, modelli e redattori di grandi riviste, la mostra Azzedine Alaïa sottolinea l’importanza di questo cerchio di persone per il stilista, sia dal punto di vista professionale che personale.
La creazione della maison Alaïa
Alcuni di questi incontri sono stati determinanti nella scrittura della sua carriera, e in particolare l’apertura della sua casa, principalmente sostenuta da Thierry Mugler e Melka Treanton. È così che a metà degli anni ’60 la stabilisce al 60 rue de Bellechasse, prima di sfilare a New York negli anni ’80 e ufficializzare la sua maison sotto il nome “Alaïa” con una prima collezione Primavera – estate presentata nel 1983 a Parigi. La fama arriva e il suo indirizzo si sposta in un hotel privato prima di stabilirsi definitivamente nel luogo della fondazione attuale, dove è proposta la mostra Azzedine Alaïa.
Dopo alcuni anni di confusione creativa, a seguito della perdita di sua sorella, Azzedine Alaïa rilancia la maison alla fine degli anni ’90, seguito dalla sua prima sfilata di alta moda, in omaggio ai suoi precedenti pezzi iconici. Un evento rinnovato nel 2011. Come altri creatori, il stilista ha deciso di creare il proprio calendario di collezioni per lavorare al suo ritmo, fino alla sua scomparsa nel 2018.
Azzedine Alaïa e l’arte
Nel corso degli anni, il lavoro del stilista, di cui una parte è visibile nella mostra Azzedine Alaïa, è stato messo in luce attraverso diverse messe in scena in tutto il mondo. Esposto accanto ad altri artisti, queste scenografie hanno messo in evidenza l’attaccamento all’arte del creatore, che colleziona egli stesso le opere. Acquisendo nel corso degli anni pezzi d’arte e abiti di stilisti, Azzedine Alaïa ha inoltre integrato nel suo indirizzo uno spazio espositivo per presentare il lavoro di altri artisti.
Con un amore per il cinema, nutrito dai film visti da giovane, in particolare con Rita Hayworth, Azzedine Alaïa si avvicina al settore ricevendo commissioni da grandi nomi come Arletty o Greta Garbo. L’universo dello spettacolo arriva anche a lui, con la creazione di costumi per le ballerine del Crazy Horse, così come quelli per “Le Nozze di Figaro” realizzato da Christopher Alden.
Chi è Arthur Elgort?
Nato a New York, anche il fotografo si destinava a un’altra carriera: quella di diventare pittore.
Tuttavia, non sviluppandosi nella pratica, una visita in un negozio di macchine fotografiche negli anni ’60 lo lancia su una nuova passione, la fotografia. Da un primo polaroid, è poi passato a un modello Nikon, sviluppando un interesse per i diversi corpi macchina e confermando così la sua volontà di inserirsi in questo settore.
Affinando la sua tecnica con la pratica, le sue fotografie sono state notate, in particolare da Alexander Liberman, allora grande direttore delle pubblicazioni di Vogue. Nel giro di un anno, il fotografo vede il suo lavoro messo in luce e si ritrova a lavorare accanto a grandi nomi, come Polly Allen Mellen.
Trae in parte il suo successo dal suo approccio alla fotografia che cattura il naturale, liberandosi da qualsiasi decorazione in studio. Un occhio che cattura l’attimo presente con sottigliezza, e che ha dato una nuova vita alla fotografia di moda.
La mostra Azzedine Alaïa, Arthur Elgort: tra questioni di luogo e movimento
Sebbene i due artisti provengano da contesti e paesi diversi, la loro visione dell’arte, della moda e del tempo li ha uniti. Insieme, la loro visione comune e il matrimonio delle creazioni prêt-à-porter di uno, e dell’istante catturato dell’altro, hanno ridisegnato i codici e portato una nuova definizione di libertà negli anni ’80.
La mostra Azzedine Alaïa sottolinea questo incontro artistico, che concorda con un’evoluzione delle loro pratiche rispettive. Da un lato, l’epoca è segnata dal lavoro del stilista che si diffonde nelle strade delle città, indossato da donne indipendenti e affermate. Dall’altro, il fotografo si immerge nell’approccio alla fotografia fuori studio.
Le città sono diventate il nuovo sfondo per i servizi fotografici, sostituendo i muri bianchi con azioni quotidiane che lasciano esprimere il vestito sul corpo delle donne.
Insieme, sono venuti a catturare i movimenti dei tessuti e le curve dei modelli, il tutto con spontaneità, autenticità, grazia e carattere. Un matrimonio di due universi, che diventano un’unità, e dove nessuno dei due prevale sull’altro. Uno spazio di libertà che ha permesso ai due artisti di incontrarsi e di firmare belle creazioni.
Tra bianco e nero e giochi di luce, gli elementi sono pensati per segnare con contrasto i tagli dei tessuti e le pose rubate all’istante, instaurando un nuovo approccio alla fotografia di moda.
Scoperta della mostra Azzedine Alaïa presso la fondazione parigina
Situata in fondo a un piccolo cortile pavimentato, nel cuore del Marais, la mostra Azzedine Alaïa, Arthur Elgort. In Libertà, ci immerge in un luogo ricco di storia e di un’architettura elegante. Sotto la sua serra, che si presenta come un pozzo di luce, la scenografia ci fa incontrare, inizialmente, gli artisti attraverso una striscia storica e filmati con testimonianze cariche di nostalgia.
Segue uno spazio pulito e ben pensato, che sottolinea il matrimonio delle due arti. Abbracciando le pareti di questa sala, osserviamo le fotografie di Arthur Elgort, in un bianco e nero tanto mozzafiato quanto rasserenante. Sul loro retro, i pezzi presenti in foto si rivelano in eco nel loro bozzetto, come una seconda lettura dell’istante catturato.
Un modo giusto di presentare le due arti sia nella loro unità, che nella loro associazione. Proseguiamo da tenuta a tenuta, da foto a foto, da istante a istante. Sotto i nostri occhi, appaiono Linda Spierings, Jeny Howorth, Janice Dickinson, Bonnie Berman, Frederique Van der Wal, Naomi Campbell, Christy Turlington, Cindy Crawford, Linda Evangelista e Stephanie Seymour. Tutte avvolte nei tagli di Azzedine Alaïa e catturate in momenti in cui la posa è reinventata. Il stilista si invita anche in alcuni scatti, con momenti di convivialità e complicità che fanno parte dell’inquadratura.
Un modo sobrio e poetico di riscoprire questa collaborazione artistica che ha influenzato così tanti aspetti della moda negli anni successivi.
La creazione al centro della mostra Azzedine Alaïa
Al piano superiore, un piccolo scrigno preservato ci viene, per la prima volta, rivelato. Quello dei laboratori. A lungo tenuti segreti, questi ultimi si rivelano ora dietro un vetro a forma di bolla, un luogo carico di storia e creatività, dove sembra essersi fermato il tempo, tra rotoli di tessuti al metro, forbici e aghi, modelli e appendiabiti, scatole di bottoni e altri ornamenti.
Un luogo che è stato la scena di lunghe notti di creazione, di momenti di scambio e di nascita di pezzi iconici.
In estensione, lo spazio che gli è collegato mette in luce le fotografie dell’artista Thomas Demand. Modelli e altre sagome si rivelano davanti a noi, su stampe di una nitidezza, colorimetria e inquadrature straordinarie. Un’immersione nell’universo del stilista da un altro punto di vista, che viene a completare e contrastare con la mostra Azzedine Alaïa, Arthur Elgort.
Una visita che si conclude con una deviazione presso la libreria, dedicata all’arte, e un piccolo caffè, al riparo dall’agitazione della capitale.
La nostra selezione di pezzi in eco alla mostra Azzedine Alaïa
Se i pezzi stuzzicano la vostra curiosità, trovate su Modalova numerosi articoli di la maison Alaïa, per sentire anche voi questo vento di libertà.
Foto: Pinterest