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Ho provato: lo Yoga Kundalini per ritrovare la mia femminilità

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Negli ultimi anni, la mia femminilità è stata messa a dura prova, tra diversi importanti sconvolgimenti della vita, la lontananza dalla mia famiglia all’estero e due gravidanze molto ravvicinate.

Mentre mi occupavo dei miei bambini che oggi hanno 2 e 3 anni (sì, come Rihanna, un bambino all’anno… tranne che io mi fermo a due!), ho messo molte cose in sospeso.

Insomma, tutto questo per dire che quando si attraversano periodi intensi, non solo la nostra salute fisica e mentale ne risente, ma anche il nostro rapporto con la femminilità.

È per questo che mi sono rivolta a una pratica di yoga nota per i suoi benefici sull’energia femminile e sulla riconnessione con se stessi: lo yoga kundalini.

Dopo un mese di pratica, vi condivido qui la mia esperienza.

Le origini dello yoga Kundalini

Ogni yoga ha le sue peculiarità, e il kundalini è particolarmente associato al potere della femminilità, all risveglio dell’intuizione e alla profonda riconnessione con se stessi.

Popolarizzato in Occidente negli anni ’60 da Yogi Bhajan, lo yoga kundalini ha affascinato molte donne (e qualche uomo, certo!) in cerca di significato, equilibrio e trasformazione interiore. Praticato attraverso sequenze dinamiche, respirazioni potenti (pranayama), mantra e meditazioni, si distingue per il suo approccio energetico e spirituale, spesso più intenso rispetto a quello degli yoga tradizionali.

Nel suo libro Psicologia dello yoga Kundalini (2005), lo psichiatra Carl Jung, che fu uno dei primi a menzionare questa pratica in Europa, scrive:

“Esistono diverse scuole di yoga tantrico, ma quella della Kundalini è senza dubbio la più sorprendente. Essa consiste nell’attivare le forze più potenti dell’essere umano, descritte come un serpente avvolto attorno alla colonna vertebrale, e mira così ad armonizzare i principi spesso ritenuti contraddittori della sessualità e della spiritualità, fondendo le loro energie all’interno del corpo umano.”

La particolarità dello yoga kundalini: la respirazione

Sebbene sia vero che la respirazione è essenziale in tutte le forme di yoga, nel kundalini è il vero pilastro. Ogni esercizio si basa sul respiro, utilizzato come leva per attivare l’energia vitale.

Le sessioni integrano spesso respirazioni intense, a volte vicine all’iperossigenazione. Da principiante, ho seguito l’insegnante mentre rallentavo non appena sentivo la testa girare.

Praticando l’autoipnosi, ho rapidamente riconosciuto questa sensazione di leggera trance, soprattutto durante la famosa respirazione del fuoco. Questa tecnica mira a cortocircuitare la mente e detossificare il corpo, attraverso espirazioni rapide dal naso, accompagnate da contrazioni ritmate dell’addome. Solo l’addome lavora — e va veloce!

Non mentirò: la prima volta mi ha un po’ preoccupata, quindi ho ascoltato il mio corpo e rallentato il ritmo. Il mio obiettivo è evitare qualsiasi panico o disagio, non spingere oltre i miei limiti.

Se sei sensibile o soggetta ad ansia, vai piano, e non forzare mai un esercizio che non ti si addice. L’obiettivo qui è riconnettersi a se stessi, non superarsi a tutti i costi.

Attenzione alle derive

Va detto: lo yoga kundalini, per quanto potente, non è privo di rischi. All’inizio, è stato utilizzato per accompagnare disintossicazioni da droghe, soprattutto negli Stati Uniti negli anni ’70. L’obiettivo? Sostituire una dose di eroina con una sessione di mantra e respirazione intensa. Si capisce subito la sua reputazione di yoga “shock”.

Ovviamente, è meglio fare yoga che consumare sostanze, ma per le persone sensibili o vulnerabili, questa pratica può risultare troppo intensa. È preferibile iniziarla in un periodo psicologicamente stabile.

La sua dimensione molto spirituale attira anche profili poco scrupolosi. Come in ogni ambito, esistono derive. Se un corso ti mette a disagio, se il discorso ti sembra strano o troppo insistente: ascoltati e cambia studio. Il buon contesto è quello in cui ti senti libera e al sicuro.

I benefici dopo un mese di pratica

Non l’ho fatto di proposito, ma per la mia prima lezione, sono arrivata vestita tutta di bianco… senza sapere che era proprio il colore simbolico del kundalini. Il tono era impostato.

Alcune cose mi hanno un po’ disorientata da principiante, in particolare i mantra, molto presenti e carichi di spiritualità — un universo a cui non sono molto abituata. Ma col passare delle sessioni, qualcosa è cambiato.

Io che avevo l’impressione di aver perso il legame con il mio corpo e la mia femminilità, questa pratica mi ha davvero aiutata. Ho ritrovato consapevolezza nei miei movimenti, una forma di potenza dolce, e mi sento più femminile oggi di quanto non fossi al momento in cui ho iniziato.

C’è un po’ di effetto placebo o di mente in tutto questo? Forse. Ma una cosa è certa: questa pratica intensa mi ha fatto bene.

Ritrovare la propria femminilità dopo un periodo difficile

Dopo due (molto) lunghi congedi di maternità, scoprire lo yoga kundalini è stata una vera benedizione. Ho iniziato con le mie conoscenze sulla salute mentale e uno spirito critico ben sveglio, che mi ha permesso di trarne il meglio.

È una pratica intensa, che richiede presenza, ascolto di sé e un contesto sano.

Provare il kundalini per riconnettersi al proprio corpo dopo un periodo difficile può davvero far bene a patto di sentirsi stabili e pronte a fermarsi se non va bene.

immagine in evidenza: ©conscious/unsplash

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