Exposition sur Frank Horvat

Mancano solo 9 giorni per vedere la mostra su Frank Horvat!

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Mentre spesso mettiamo in evidenza profili di creatori e direttori artistici nel blog, oggi volevamo mettere in luce un altro punto di vista nel mondo dell’alta moda, ovvero quello di un fotografo che è venuto a cambiare le regole della fotografia di moda. In occasione della mostra su Frank Horvat, Parigi, il mondo, la moda, presentata al Jeu de Paume fino al 17.09, torniamo su lo “stile reportage” che il fotografo ha sviluppato e introdotto nella fotografia di moda.

Che cos’è lo “stile reportage” messo in luce nella mostra su Frank Horvat?

Si tratta di un totale di 170 stampe e 70 documenti originali che sono stati raccolti per ripercorrere i primi 15 anni della carriera del fotoreporter in occasione della prima mostra di questa portata a lui dedicata. Presentata dal 16 giugno scorso al Jeu de Paume, e sul punto di chiudere, la mostra su Frank Horvat, scomparso nell’ottobre del 2020, mette in luce una carriera intimamente legata all’evoluzione di la stampa illustrata, che ha influenzato il suo lavoro includendolo nel fotoreportage fin dai suoi esordi.

Un approccio alla fotografia che ha abbracciato negli anni ’50, al momento della rinascita di questa stampa, nel periodo post-bellico. E di cui ha continuamente esplorato le possibilità, fino al declino di quest’ultima, a metà degli anni ’60. Questo lasso di 15 anni rivela una ricerca perpetua, quella della ricerca di uno stile fotografico definito “stile reportage”, di vari tentativi di inquadrature, soggetti, ambienti… Una relazione con l’immagine e la sua tecnica che hanno nutrito il suo sguardo, e il messaggio che emerge dalle sue immagini.

La mostra su Frank Horvat copre gli anni ’50 fino al ’65, dai suoi primi scatti notati, fino alla sua ascesa all’interno di agenzie prestigiose, come Magnum, nonché il suo passaggio attraverso la fotografia di moda per le più grandi riviste, tra cui Harper’s Bazaar.

Attraverso i suoi scatti e le sue pubblicazioni, scopriamo una visione singolare, che testimonia un occhio e una sensibilità sul mondo uniche. I suoi lavori dimostrano una riflessione sui giochi di sguardi, sui corpi, sui sentimenti, sulla nozione di vedere e essere visti. Il rumore, il silenzio, il movimento, il fermo immagine, il nero, il bianco… Le inquadrature e i contrasti costruiscono immagini mozzafiato, mettendo in scena momenti sospesi nel mezzo di movimenti di folla e nell’effervescenza delle città.

Attraverso scatti iconici, altri meno conosciuti, e numerosi rivelati per la prima volta, la mostra su Frank Horvat ci permette di avvicinarci alla sua visione, e all’evoluzione del suo rapporto con il fotoreportage che ha guidato le sue diverse traiettorie di carriera.

Come la mostra su Frank Horvat testimonia una carriera eclettica?

Sezionata in cinque parti, che possono essere osservate come capitoli, la mostra su Frank Horvat sottolinea il rapporto del fotografo con il fotoreportage, e come quest’ultimo sia venuto a nutrire i suoi soggetti e le sue collaborazioni. Viaggi, studi di società, temi politici, fotografia di moda… Nel corso della sua scoperta della fotografia, dell’evoluzione del suo materiale, così come dei suoi incontri, il suo “stile reportage” si è affinato includendo vari ambiti.

Una delle prime serie presentate nella mostra su Frank Horvat affonda le radici nei suoi inizi, tra il 1950 e il 1954. Quest’ultima, realizzata durante un viaggio iniziatico in Asia, con un Leica che si era comprato per l’occasione, offre uno sguardo intimo su cerimonie religiose, scene catturate nel quartiere rosso di Hira Mandi, o ancora fumatori di oppio e hashish. Accanto a scene che riflettono la povertà di Calcutta, così come serie sugli elefanti selvatici, il suo sguardo singolare sulla società colpisce e lo fa conoscere.

Il suo sguardo si posa sulla società con ironia, come durante il suo soggiorno a Londra, dove catturò suore a un festival dei fiori, uomini d’affari indaffarati nella city, o giovani che si sfidano in un incontro di boxe per strada. Uno sguardo che diventa anche voyeuristico in altre serie, come quella commissionata sul traffico di esseri umani, dove il fotografo ha catturato scatti dalla sua auto, nascosto nelle strade della capitale e nel Bois de Boulogne. Il suo “stile reportage” si lega alle ispirazioni del film noir e propone una visione inedita su questo ambiente.

Il lavoro attorno allo sguardo, ai corpi e a ciò che viene mostrato o nascosto continua con un incarico di una rivista americana sul cabaret parigino Le Sphinx. Le stampe presenti nella mostra su Frank Horvat testimoniano un lavoro attorno alla complicità tra le spogliarelliste, ma anche con il fotografo, in questo huis clos dove si svolgono momenti di vita unici, in parallelo alle loro rappresentazioni sul palco.

La mostra su Frank Horvat mette anche in luce il lavoro creativo e iniziatico del fotografo, in particolare con i suoi esperimenti con il teleobiettivo. Un nuovo approccio al fotoreportage che gli consente di trovare nuovi punti di riferimento, dovendo prendere maggiore distanza e altezza rispetto ai suoi soggetti. L’inquadratura viene ripensata e assistiamo a uno spirito di tempo congelato in una capitale in costante movimento, dove gli abitanti si fondono con Parigi che diventa un personaggio a sé stante.

Queste diverse serie gli hanno permesso di definire, affinare e imporre il suo “stile reportage” rapidamente riconosciuto, e così, avviare una nuova traiettoria per la sua carriera, quella della fotografia di moda.

Come Frank Horvat ha cambiato le regole della fotografia di moda?

Lo scorso maggio, vi abbiamo fornito un resoconto sulla mostra Azzedine Alaïa e Arthur Elgort, che metteva in luce il lavoro collaborativo dei due artisti, e in particolare la visione del fotografo di moda che si voleva più spontanea, optando per scenari naturali e allontanandosi dalle pose stereotipate delle foto di moda abituali. Questa volontà fa, in realtà, direttamente eco al lavoro che Frank Horvat ha proposto vent’anni prima.

Infatti, notato per la sua serie sulla città di Parigi catturata con il teleobiettivo, Frank Horvat si vede proporre nel 1957 dal direttore artistico della rivista Jardin des Modes, Jacques Moutin, di portare il suo “stile reportage” sulle copertine del magazine. Accettando questa nuova sfida a condizione di poter lavorare in configurazione leggera, con un corpo macchina di piccolo formato, nonché con scenari e luce naturale, il fotografo ha ripensato tutta l’estetica delle foto di moda, appropriandosi del genere e modernizzandolo.

La mostra su Frank Horvat mette in evidenza la volontà del fotoreporter di cambiare le regole allora in vigore, al fine di portare più naturalezza e autenticità alle foto. Per questo, chiede che le modelle siano truccate in modo più leggero, e le mette in scena in momenti della vita quotidiana, abbandonando le pose stereotipate proprie della fotografia di moda. Così, brasserie parigine, banconi di bar, tram, strade fangose e altre foreste diventano i suoi nuovi terreni di espressione per valorizzare le silhouette delle modelle.

Gli scatti, tutti più mozzafiato degli uni rispetto agli altri, incantano per la composizione dell’inquadratura, dove tutto è pensato nei dettagli, e rivelano un’atmosfera tra glamour e tocchi fantasmagorici. I modelli non posano più in primo piano, ma si fondono nel contesto. Solo, un abito bianco, uno sguardo di lato, o una postura graziosa attirano subito l’attenzione su di loro grazie a giochi di contrasto e linee.

Facendosi rapidamente un nome nel campo della fotografia di moda, Frank Horvat inizia a lavorare con altre riviste come Elle, Vogue inglese, o l’iconico Harper’s Bazaar, e collabora con grandi fotografi come Irving Penn. Davanti al suo obiettivo, marchi di prestigio avvolgono i modelli, come nell’immagine presentata nella mostra su Frank Horvat, di un cappello Givenchy, davanti al quale si potrebbe restare ore tanto il lavoro attorno allo sguardo, ai contrasti e alle linee è sbalorditivo.

Da un lato, la donna nascosta dal suo abito, che invece irradia e illumina l’inquadratura. E, sullo sfondo, quegli uomini, gemelli in mano, che guardano lontano senza notare quella donna che è loro nascosta. Giochi di sguardi, di posture, di ciò che vediamo e non vediamo, questione di voyeurismo… Ritroviamo le tematiche proprie di Frank Horvat attraverso questa immagine avvolta nel glamour.

La sua ascesa, come fotografo di moda per numerose riviste prestigiose, lo porta a catturare le silhouette di persone sempre più famose, come Judy Dent, con uno stile che si vuole un po’ più sofisticato e inquadrato.

Col passare del tempo, il fotografo, che inizialmente non era attratto dalla fotografia di moda, non si sente più appagato in questo campo e decide di allontanarsene nel 1962. Riprende quindi a incontrare il mondo, attraverso un fotoreportage su 12 città non europee per una rivista tedesca, ma gran parte non sarà pubblicata, a causa del periodo di crisi che attraversa allora la stampa illustrata a metà degli anni ’60.

La mostra su Frank Horvat offre uno sguardo privilegiato sul lavoro del fotografo, con immagini che ci colpiscono per la loro composizione e il posto dello sguardo, tanto quello dei soggetti, del fotografo, quanto il nostro.

Foto: Pinterest / Frank Horvat / Jeu de Paume

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