Challengers: il tennis core di L. Guadagnino e J. Anderson
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Dopo una straziante storia d’amore estiva con Call Me By Your Name, e un racconto di formazione sullo sfondo del cannibalismo con Bones and All, Luca Guadagnino torna questa volta con un triangolo amoroso ardente ambientato nei campi da tennis. Uscito nelle sale mercoledì, Challengers conquista tanto per il suo ritmo frenetico, la sua colonna sonora elettronica, quanto per il suo spirito di vendetta sublimato da un tennis core perfettamente padroneggiato. Tuttavia, qui, al di là di creare una semplice estetica che riecheggia Wimbledon, i costumi firmati Jonathan Anderson fanno parte integrante della narrazione e riflettono i tormenti vissuti da questo trio appassionato. Analisi di questa prima collaborazione riuscita tra il regista italiano e il direttore artistico di Loewe.(attenzione: trama rivelata.)
Qual è il ruolo dell’alta moda nei film di Luca Guadagnino?
Offrendo uno sguardo singolare e avvolgente sulle relazioni umane, i film di Luca Guadagnino si distinguono per la loro estetica e identità unica. Sperimentando diversi generi e rinnovandosi nel suo approccio alla regia, le sue messa in scena sono sostenute da un lavoro di inquadratura e fotografia curato, trasmettendo emozioni che vanno dalla nostalgia all’orrifico.
La filmografia di Luca Guadagnino sottolinea un forte legame con il mondo della moda. Sul versante documentaristico, il regista italiano ha posato uno sguardo sulla storia di successo di Salvatore Ferragamo nel 2020, con Salvatore: Shoemaker of Dreams. Lo abbiamo anche scoperto in formati pubblicitari, con il cortometraggio Destinée, realizzato per Cartier nel 2022. La maison Fendi gli ha anche affidato la realizzazione The First Sun per la sua collezione primavera – estate 2006, o ancora Fendi Peekaboo Campaign nel 2022.
Nel 2019, il regista di Challengers ha lavorato insieme a Pierpaolo Piccioli (allora direttore artistico di Valentino) sul cortometraggio di moda The Staggering Girl, nel quale veniva svelata la collezione autunno – inverno 2018/2019.
Quando il tema principale non è l’alta moda, questa si integra nell’universo del regista attraverso i costumi dei suoi film. Proprio come il lavoro di Virginie Viard per i costumi del film Barbie, Luca Guadagnino ha affidato la progettazione degli abiti dei suoi personaggi a diverse stiliste e costumiste di fama. Possiamo citare in particolare il lavoro di Antonella Cannarozzi su I am Love (2009), o ancora la sua collaborazione di lunga data con Giulia Piersanti su A Bigger Splash (2015), Call Me By Your Name (2017), Suspiria (2019) e Bones and All (2022).
Challengers segna così l’inizio di un nuovo scambio creativo, al fianco del suo amico e direttore artistico di Loewe, Jonathan Anderson.
Come ha pensato Jonathan Anderson i costumi di Challengers?
La creazione dei costumi del film Challengers è avvenuta seguendo due volontà comuni sia del regista che del costume designer. Cioè, quella di creare costumi che si radichino nella realtà. E, quella di pensare gli abiti a partire dai personaggi in modo che riflettano la loro personalità, il loro stato d’animo e dove si trovano nella loro vita.
Come sottolineato da L. Guadagnino in un’intervista, i costumi sono l’espressione di un personaggio e dei suoi gusti, e non quelli del regista. Essi arricchiscono la storia, trasmettendo agli spettatori informazioni chiave su un individuo, senza ricorrere alla parola. Così, al di là di un aspetto estetico, il tennis core del film Challengers è stato pensato per servire e arricchire la narrazione, e questo su più livelli.
Oltre a permettere la caratterizzazione dei personaggi e la loro evoluzione, sia a livello individuale che all’interno del triangolo amoroso, i costumi fanno anche emergere tematiche. Possiamo citare, tra l’altro, il lutto per una carriera spezzata, la presa di potere e il bisogno di controllo, la ricerca del successo, la conformità che deriva dal successo, così come l’importanza dell’aspetto e dei marchi nell’universo dello sport e nella società americana.
Come il tennis core di Challengers definisce i personaggi e la loro evoluzione personale?
Con un film che si svolge in più di 13 anni, l’evoluzione dei costumi indossati dai personaggi di Challengers accentua le transizioni che incontrano. E questo, sia da un punto di vista personale, professionale/sportivo che psicologico.
Tashi Duncan: L’abito come segno di potere e controllo
Passando da giovane prodigio del tennis a donna in lutto per la sua carriera sportiva spezzata, il guardaroba di Tashi sottolinea un bisogno di controllo naturale che si rafforza dopo il suo incidente. La giovane donna incarna l’idea di potere e dominio. L’evoluzione del suo armadio illustra tanto il suo successo professionale, finanziario, quanto il suo posto in questo ambiente privilegiato e competitivo come donna e madre. Il suo perfetto uniforme da tennis e gli abiti universitari lasciano spazio, passo dopo passo, a pezzi radicati nell’ADN del Quiet Luxury, con tagli perfetti che le conferiscono prestigio.
Art Donaldson: il successo di uno sportivo che diventa a sua volta un prodotto di marca
Gli abiti indossati da Art ritraggono l’ascesa di uno sportivo, che con il successo, perde il suo aspetto unico per adeguarsi alla norma. I suoi pezzi, assemblati in modo disordinato all’inizio del film, sono ora sostituiti da abiti impeccabili. Jonathan Anderson sottolinea qui l’importanza e il ruolo dei marchi in questa disciplina. Sottolinea in particolare questa conformità con pezzi della collaborazione realizzata tra il suo marchio JW Anderson e Uniqlo x Roger Federer. Art è modellato interamente dall’influenza di Tashi e diventa “l’immagine di marca” che era destinato a diventare prima del suo incidente.
Patrick Zweig: un mix and match goffo ma affascinante
Dove Tashi e Art mostrano un’evoluzione molto marcata nei loro abiti, Patrick rimane con un guardaroba più o meno disordinato. Il DA di Loewe si è ispirato a John F. Kennedy Jr. per comporre un guardaroba indossato in modo alquanto approssimativo, ma che conferisce un lato affascinante al personaggio. Scopriamo sia t-shirt basilari, polo, pantaloni corti a motivi che top senza maniche. I suoi abiti permettono di creare un contrasto con la coppia e accentuare la sua instabilità finanziaria, così come la sua carriera poco sviluppata.
Come i costumi sottolineano l’evoluzione di questo triangolo amoroso?
Sebbene i personaggi formino un trio, questo è sempre composto da una coppia e un individuo a parte. Questa struttura, che evolve nel corso degli anni e dei nodi drammatici, è supportata da un uso particolarmente intelligente dei costumi. Jonathan Anderson ha utilizzato pezzi che forniscono visivamente un sottotesto all’azione e che rafforzano la trama narrativa. Possiamo citare, tra l’altro:
- Abiti di colore grigio e rosso: utilizzati per associare visivamente Art e Tashi e annunciare il loro avvicinamento imminente. In particolare durante le bugie raccontate da Art e durante l’incidente che avviene dopo la rottura tra Tashi e Patrick.
- Il vestito corto di Tashi durante la cena con Art: sottolinea l’inizio del loro avvicinamento e riecheggia le sottovesti che indossa successivamente nella loro relazione.
- La t-shirt “I Told Ya”: legame tra Tashi e Patrick, indossata in momenti chiave (bugie di Art, litigio tra Tashi e Patrick, incidente, il loro avvicinamento al bar dell’hotel mentre Tashi è fidanzata con Art).
- Il vestito un po’ più elaborato di Patrick quando chiede a Tashi di diventare il suo allenatore: avvia un possibile avvicinamento e un’idea di conformarsi visivamente al successo.
- La t-shirt bianca indossata da Tashi contro la sua sottoveste di raso per raggiungere Patrick in macchina: segna un ritorno al passato e segna il declino della sua relazione con Art e l’universo ad essa collegato.
Come ripete Tashi, il vero tennis si gioca come una relazione. Sebbene Challengers metta in evidenza tre personaggi, è la relazione tra Art e Patrick che gioca il ruolo centrale. L’evoluzione dei loro costumi sottolinea così perfettamente quella della loro amicizia. Scopriamo, all’inizio, un duo di amici vestiti in modo simile e che si prestano visibilmente i vestiti.
Poi, questa unità si rompe narrativamente e visivamente, in particolare con l’evoluzione dei costumi di Art. Tuttavia, la fine del film, che corrisponde più o meno al settimo atto della trasformazione del trio, ci riporta a questo duo iniziale. Assistiamo a una partita ad alta tensione, su un campo neutro e lontano dai grandi tornei, che può essere letta come un ritorno al passato. Sebbene ciascuno sia evoluto visivamente, sono di nuovo riuniti in duo su un campo, in abiti sportivi, di fronte a Tashi che è seduta negli spalti in un vestito blu e espadrillas Chanel.
Dopo una partita intensa, la palla del match sembra far rinascere una possibile amicizia tra i due uomini, che finalmente hanno giocato al “vero tennis”.
Luca Guadagnino e Jonathan Anderson associano con precisione la loro creatività, per rivelarci intensamente questo triangolo amoroso appassionato. In attesa della loro prossima collaborazione su Queer, scopri una selezione di pezzi per vestirti come Tashi Duncan.
Foto: Pinterest